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Parole di corsa, distanza, civiltà e mascherine.

Aggiornamento: 12 dic 2022

Tutte le mattine alle 7, vado al magnifico parco della Pellerina a Torino, per i miei salutari allenamenti di fit-walking, running e arti marziali. A quell'ora il parco è ancora sonnacchioso: uno scoiattolo sgattaiola pigro su un albero, una cornacchia straccia col becco un sacchetto vuoto, qualche cane porta a spasso il padrone...


Gli unici ben svegli e attivi sono i miei amici runner, che sfoggiano falcate possenti (pochi), tutine tecniche (molti), fiato corto (i più) e totale assenza di mascherine (tutti, me incluso).


Ebbene, cari amici runner, ho alcune domande importanti per voi:

- Perché quando mi sorpassate mentre cammino, passate a pochi centimetri dal mio corpo, sbuffando come locomotive? Anziché fare un giro un po' più largo, per rispettare un minimo di distanza di sicurezza? E mi costringete a balzi felini per non farmi sputare addosso?

- Perché quando mi correte incontro, continuate a occupare il centro del sentiero, come se io non ci fossi? Anziché spostarvi al lato opposto a quello dove mi sono abbondantemente spostato io? E mi costringete a entrare nel prato bagnato e fangoso (post pioggia come stamattina)?

- Perché quando correte in tre, occupate tutto il sentiero? Anziché mettervi in fila indiana quando un altro runner vi viene incontro o vi sorpassa? E mi costringete a indossare la mascherina e a fare lo slalom velocissimo fra di voi trattenendo il fiato?


Ipotizzo qualche possibile risposta:

- Perché non vi rendete conto che durante la corsa la nostra "gittata del respiro" è molto più potente del normale, perché respiriamo a pieni polmoni, a fondo e con forza, quindi il nostro fiato arriva molto più lontano di quando stiamo fermi o camminiamo.

- Perché non fate mente locale al fatto che il mondo è vostro, tanto quanto degli altri.

- Perché non pensate che potete contagiare gli altri e allo stesso tempo, gli altri possono contagiare voi.


Conclusione: lo sport vi fa male. Perché non avete imparato come funziona il vostro corpo. Non avete maturato il rispetto per gli altri. E non riuscite a percepire il rischio che di questi tempi, sta facendo attività fisica insieme a noi.


Finora, ogni mattina, mi sono occupato io di fare anche la vostra parte: ho compensato la vostra immobilità fisica e mentale, spostando il mio corpo. Così ho potuto allenare anche la pazienza, la comprensione, la responsabilità. E quindi il cervello (oltre che il cuore). Mentre voi avete allenato soprattutto l'Ego. Ma lo sport può fare miracoli!


Vi invito quindi, per cortesia, ad allenare, domani stesso, anche il vostro senso civico. E vedrete che con un piccolo spostamento per fare spazio agli altri (oltre che per proteggere voi stessi), arriverete molto più lontano del solito. Grazie.

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